Sono nata a San Diego ma quando mio padre si ammalò di cancro e morì,mamma decise di tornare a vivere nel posto in cui aveva vissuto da bambina,ad Encino.
La c’era la sua vecchia casa che oramai profumava solo di ricordi e stanze vuote che si riempivano solamente con le sue urla durante gli attacchi di pianto che aveva avuto dopo la morte di papà.
Era terribile vederla così,mia madre era una bellissima donna all’epoca e grazie al cielo è ancora viva..pare che ora stia meglio,in quei momenti i suoi occhi azzurri diventavano vitrei,lo sguardo era vuoto,il pianto era secco sembrava che ogni urlo fosse sempre più pieno di dolore.
Non accettava che papà fosse morto di cancro,non accettava che fosse stato lui a morire invece che lei;lui non aveva nessun legame di ereditarietà ma il destino scelse lui.
Avevo 5 anni quando mio padre morì e l’unico ricordo che ho di lui è quando prima di volar via mi strinse la mano e sorridendo mi disse “sorridi,nessuno ti può privare del tuo sorriso. Sei bellissima amore..ci vediamo presto” e con un meraviglioso sorriso che solo lui aveva se ne andò lasciando in me l’amarezza più grande abbia mai provato..in quel momento le lacrime furono inevitabili ma nonostante tutto avvicinai la sua mano al mio viso e facendomi sfiorare le labbra per l’ultima volta sorrisi sussurrando “ti voglio bene papà”.
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1° capitolo
"Occhi da cielo"
Avevo 5 anni quando papà morì e per questa ragione ricordo poco niente ma ciò che mi ha sempre fatto tremendamente impressione era la mia somiglianza a lui. Era un uomo alto,con occhi cerulei e capelli ricci neri.
Avevo la sua foto sul comodino e ogni volta che la guardavo mi perdevo nel suo sguardo e guardandolo negli occhi riuscivo a scorgere i miei tra i suoi e così non riuscivo più a distinguere di chi fossero quegli occhi vitrei per via del vetro della cornice.
Con il passare del tempo anche io sono diventata come lui,potrei dire di essere la sua fotocopia e ogni tanto mamma guardandomi scoppia in lacrime..cosa normale comunque.
Mio papà morì il 22 Novembre 1990 ed esattamente il giorno dopo venne nella nostra “nuova” casa ad Encino zia Sandra.
Devo a lei la mia esistenza;mia madre era troppo distrutta per pensare che anche io soffrissi per papà invece zia Sandra fu sempre presente.
Il campanello suonò e ogni volta che il campanello suonava mamma urlava il nome di papà e fece così anche quel giorno.
Driiiiiiiiiin
“Nick! Nick! Amore sei tornato! Nick!” urlò mamma..
Era chiusa in bagno a piangere per cui mi alzai dal letto ed andai ad aprire.
Mi riempii di gioia quando vidi zia e saltandole in braccio mi scese lentamente una lacrima.
“Allyson! Come stai tesoro?” Mi chiese lei.
“Ora che sei qui meglio”
“Piccola..senti,mamma Sophie dov’è?”
“In bagno a piangere”
Mi poggiò a terra e disse:
“Torno subito”
Presi la giacca che avevo sul divano e uscii fuori al portico. Sedendomi sul davanzale con il solito fare da incosciente vidi che aldilà della curva sulla sinistra della casa c’era una piccolo parco. Non ci pensai su due volte,scesi dal davanzale e mi incamminai verso il parco.
Era carino,molto carino,c’erano due altalene ed uno scivolo,mi sedetti sull’altalena.
Il vento trafiggeva il viso per quanto era freddo,mi sentivo congelare poi alzai lo sguardo al cielo ed era bellissimo,libero,limpido…azzurro. Rividi il mio papà in quel cielo..i suoi occhi,il suo sorriso..mi sembrava di sentire il suo profumo e un’altra maledetta lacrima mi scese sul viso. Rimasi con lo sguardo in aria per qualche minuto mentre il pianto si faceva più forte. Ad un certo punto sentii dei passi dietro di me e mi girai. Dietro di me c’era un tipo con occhiali da sole scuri ed un impermeabile beige lungo,aveva dei capelli bellissimi..sembravano quelli di papà,per un attimo crebbi fosse lui..erano neri e alcuni boccoli gli scendevano ribelli sul viso.
Mi vergognai un pochino a farmi vedere piangere perché anche se ero piccola prendevo il pianto come segno di debolezza per cui non m piaceva farlo se non quando ero sola.
Si avvicinò e con una voce dolcissima mi chiese:
“Ciao piccola..che hai perché piangi? Fa tanto freddo qui,congelerai”
“Ciao...sa..io..no niente..”
Si sfilò l’impermeabile e me lo poggiò sulle spalle e chinandosi di fronte a me si mise gli occhiali sulla testa e mi asciugò una lacrima..
“Non so perché piangi ma una cosa te la dico lo stesso. Sorridi tesoro,nessuno ti può privare del tuo sorriso,i bambini sono la cosa più bella del mondo quando ridono e giocano. Mi prometti che non piangerai più?”
Disse le stesse parole di papà..
Mentre parlava lo riflettevo meglio e mi sembrava il tipo della cover di un cd di mamma ma pensai fosse solo una coincidenza.
“Proverò a non piangere più..te lo prometto”
“Così ti voglio” sussurrò sorridendo “se mamma e papà te lo permettono un giorno vieni a casa mia,ho tanti giochi e tanti animali in cortile,ti piacciono gli animali amore?”
“Sì,mi piacciono i cani”
“Benissimo,ho due cani,allora siamo d’accordo?”
“Va bene”
La sua voglia di farmi sorridere mi fece sorridere davvero.
“Ti riaccompagno a casa così puoi portare l’impermeabile fino a quando non arriviamo,ok? Ti va?”
“Si,ti ringrazio”
Mi prese in braccio e avviandoci verso casa iniziò a canticchiare una canzoncina…
“Sorridi anche se hai il cuore a pezzi,sorridi anche se tutto si frantuma…”
Che voce dolce che aveva..mi sarei addormentata sul suono di quella dolce melodia che riusciva a generare senza nemmeno la musica..
Mi poggiò a terra una volta davanti casa e mi disse all’orecchio
“Io devo scappare,puoi venire quando vuoi a casa mia,un giorno di questi passo e chiediamo ai tuoi se puoi,ci stai?”
“Ci sto. Ti ringrazio tanto”
“E di che..”
Suonai alla porta e una volta che mi girai era scomparso.
I suoi occhi non erano certamente quelli di papà ma aveva qualcosa di speciale..troppo dolce per essere uno qualunque ma forse ero semplicemente condizionata dal fatto che avessi bisogno di una figura maschile.
A presto con il secondo!
Bacioni,
Jeane
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2° Capitolo
“Nessuno è solo”
"Nessuno è solo finché di notte anche lontano a chi non dorme per pensare a lui e penserai a lei ancora
Rimani e pensa a questa notte
A quelle cose dette e fatte
A tutto il tempo ancora
Senza rimpianti
Che avrai davanti insieme a lei”
Tiziano Ferro
Fu zia Sandra ad aprirmi e con un sorriso stampato in viso mi chiese:
“Piccola ti va di uscire con zia? Scendiamo a Los Angeles,ti faccio vedere casa mia e ne approfittiamo per farci un giro in città,è tutto addobbato per Natale. Dovresti vederlo! Ti va tesoro?”
L’idea non mi dispiaceva affatto,accettai senza pensarci su.
“ok zia,mamma viene con noi?”
“Mamma ha bisogno di risposare amore,verrà un’altra volta con noi e comunque dovrà sempre venire a casa mia,abbiamo deciso che passerete il Natale da me e ci resterete fino al 6 gennaio,non è grandioso?!”
Mi riempirono di gioia quelle parole perché voleva dire che non ero sola,significava che poteva ancora esserci per me l’opportunità di vivere davvero…sorridendo magari.
Se hai qualcuno con cui condividere la tua vita non sei solo.
Sorrisi e con un salto varcai la soglia di casa,mi precipitai un cucina,diedi un bacio a mamma e riavviandomi saltellando verso la porta mi rivolsi alla zia:
“Andiamo?”
“Arrivo subito amore! Fammi salutare mamma!”
“Ok”
Presi le chiavi della sua VOLVO ed entrai in macchina. Entrò in macchina non appena mi sedetti e chiusi la portiera. Aveva delle maniere fantastiche,sorrideva come solo lei sapeva fare,la sua risata era contagiosa,le sue carezze le più dolci del mondo e le sue parole erano sempre confortanti. Vivo per lei.
Iniziò a parlarmi frettolosamente,notavo nel suo comportamento l’intento di riempirmi la testa per non farmi pensare e solo ora lo capisco e devo dire che,negli adulti,funziona,ma i bambini hanno bisogno di realtà per poter costruirsi la finzione. Quell’inferno che mia madre mi costruiva attorno era il mio stimolo per guardare la foto di papà e sentirlo li,accanto a me,che come ogni sera mi prendeva in braccio e mi abboccolava i capelli. Era il mio stimolo a sognare la realtà che avrei voluto. In fin dei conti non era così male.
Mentre mia zia farfugliava un non so che scorsi tra i dischi una cover con un ragazzo sopra. Non sapevo leggere per cui mi affidavo alle immagini e alla memoria fotografica.
Lo presi in mano;c’era un bel ragazzo sopra,aveva tanti capelli ricci e neri che gli cadevano sul viso e mi ricordava vagamente il tipo del parco. Indossava una giacca nera piena do borchie e lacci..aveva proprio un’aria da cattivo,niente in confronto al gentile e dolce uomo dell’altalena.
Notai che mia zia aveva smesso di parlare e le chiesi:
“Zia,come si chiama questo ragazzo?”
E lei,con la sua inimitabile grinta si mise a scuotere la testa urlando. “you know he’s bad! He’s bad! You know it” (sai lui è cattivo! È cattivo! Lo sai)
Scoppiai in una risata irrefrenabile vedendo un giovane avvocato californiano sulla sua VOLVO nuova di zecca,urlare e cantare un non so cosa con un ritmo inesistente e i capelli all’aria scossi dai suoi movimenti.
“Zia ma che fai?!”
“Ti fa ridere zia Sandra eh? Lui è Michael Jackson amore…” si accostò al marciapiede e mi si avvicinò sussurrando “lui amore sarà il tuo zietto un giorno..quando sentirà come canto Bad cadrà ai miei piedi. Ci sto lavorando,sarà..MIO!!!” disse infine urlando.
Scoppiai nuovamente a ridere e con l’innocenza che solo una bambina di 5 anni può avere le chiesi:
“Ma questo signor Jackson lo conosci davvero zia?”
“Dettagli amore dettagli!”
Inserì il cd nel mangiadischi e iniziamo ad ascoltarlo. Mi piaceva da morire quella musica e mentre ascoltavo zia Sandra che cantava a squarciagola finalmente arrivammo a destinazione. Mi accorsi di essere arrivata in città perché i lunghi viali erano tutti addobbati a festa e soprattutto perché l’aria si fece più calda. La California è magica proprio perché è sempre estate ma ad Encino,essendo quasi in montagna,c’era spesso vento ed era freddo ma era comunque raro che la temperatura scendesse come nelle città Europee.
“Ora parcheggiamo e andiamo nel mio negozio di dischi preferito,compro anche a te il cd che stiamo ascoltando e compriamo anche quello nuovo,uno per me e uno per te e poi quando torniamo a casa teniamo sveglio il vicinato con lo stereo a tutta,che ne pensi sorella?”
Disse zia con aria un po’ sbronza,lo faceva per farmi ridere,rido ancora oggi quando mi parla in quel modo.
“Ci sto sorella!”
Scendemmo dalla macchina e lei mi mise la mano intorno al collo stando alla mia sinistra,ero troppo piccola,non arrivava a mettermi tutto il braccio ma era comunque molto dolce,molte volte penso che sia stato un peccato che lei non abbia avuto figli.
Arrivammo nel negozio di dischi e in fondo a tutto c’era un enorme scaffale con la foto di Michael Jackson sul muro ed il suo nome sopra lo scaffale. Mia zia ci si precipitò. C’erano libri,album,poster,riviste,cd,vinili,maglie,tutto ciò che un fan di un cantante avrebbe potuto desiderare e la musica nel negozio era proprio del signor Jackson. Date queste cose inizia a pensare che questo signor Jackson fosse davvero famoso.
“Hai visto tesoro? Questo è il nuovo album: Dangerous,ma hai visto che copertina?! È favoloso,F.A.V.O.L.O.S.O.”
“Sì,è molto bella. Lo prendiamo?”
“Certo tesoro,te l’avevo promesso”
Prendemmo i cd e la zia si sedette sulla panchina appena fuori l’entrata del negozio e mi fece segno di sedermi.
“La zia deve dirti una cosa Allyson. Io so che questo è un periodo difficile e che le mie pazzie e le mie risate ti fanno evadere fino ad un certo punto ma tu sei una bambina intelligente e lo si nota dal fatto che trattieni le tue lacrime e di conseguenza dai forza alla tua mamma. Non è sofferenza persa,un giorno starà bene anche lei ma fino a quel giorno sappi che non sei sola,nessuno lo è,io ci sarò sempre per te,per ogni tua lacrima e per ogni tuo sorriso. Sarò con te quando ti sentirai sola perché come ti ho già detto..non lo sei,nessuno è solo e specialmente la mia piccolina,no,lei non deve esserlo,io sono qui e quando ne hai bisogno lo sai,basta chiamare e ti porto via con me,ok?”
“Grazie zia,ti voglio bene.”
Passammo la serata a fare a cuscinate e a cantare le canzoni del nostro nuovo cd saltando sul letto,le raccontai anche del signore del parco,lei era molto diffidente verso gli estranei ma pur di farmi contenta mi avrebbe comprato la luna quindi mi promise che il giorno seguente saremmo andate al parco ad incontrare questo signore.
Dopo la guerra di cuscini crollai nel sonno e per tutta la sera,riuscii a non vedere nel cielo i suoi occhi.
Al prossimo capitolo bad guys!!
Baci,
Jeane =)
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3° Capitolo
“È solo un umano”
Il mattino seguente mi svegliai con il suono di un clacson che venne immediatamente seguito da un tonfo proveniente dal cantiere di fronte il palazzo della zia.
Los Angeles è tremenda di mattina,è una megalopoli senza metropolitana e le orecchie dei cittadini ne sanno qualcosa,la mattina è tutto intasato,persino la pista ciclabile è trafficata. Mi sedetti sul bordo del letto e stropicciandomi gli occhi non notai che mia zia mi stava di fianco e appena mi girai:
“Buongiorno!!!” ecco si,un bel accidenti di prima mattina sarebbe la giusta definizione.
“Buongiorno zia” esclamai sorridente.
Non mi diede il tempo di svegliarmi completamente che iniziò il suo discorso sul programma della giornata:
“Allora mia piccola Allyson Marie Stewart,zia si è presa due belle settimane di ferie che conciliano a pennello con le vacanze di Natale,lo studio può andare avanti anche senza di me,quindi la proposta è: resti a casa con me fino a quando non ci raggiunge anche mamma?”
Provai a rispondere ma lei continuò;
“Se decidi di restare mi farebbe un immenso piacere sai,poi dovresti rispondermi ora perché così ti porterei a fare colazione nel bar con le ciambelle più buoni degli Stati Uniti! Inoltre potremmo andare a fare un giro in centro nei negozi così compiamo il necessario per farti stare qui con me,pigiami,vestiti,prodotti…il necessario insomma. Non dire di no alla tua vecchietta dai! Allora?”
“Grazie zia ma io non vorrei disturbarti..”
“Ti piacerebbe oppure no?”
“Mi piacerebbe tanto.”
“Allora è deciso! Ci prepariamo e andiamo a fare colazione!”
“OK!” Lo dissi con la grinta che iniziai pian piano a perdere quando papà si ammalò..fui precoce,stavo ricominciando a vivere,mi stavo riprendendo e devo tutto questo a mia zia.
Credevo che avrei passato due settimane diverse dal solito mentre non sapevo che il tempo che avrei trascorso con zia sarebbe stato molto di più.
Ci preparammo e come due bimbe che giocano in cortile arrivammo saltellando alla macchina mano per la mano con zia che rischiava il ribaltamento dai tacchi 12;mi incantavo a guardare la zia e ho sempre desiderato somigliare a lei un giorno..era bellissima e lo è tutt’ora. Ma non volevo somigliarle solo nell’aspetto,le persone come lei sono speciali e se avessi avuto il dono di avere almeno un quarto della sua personalità mi sarei ritenuta la persona più privilegiata al mondo. Il più grande privilegio è riuscire a dare alle persone non a ricevere.
Con lo stereo a palla arrivammo nel bar,la zia ordinò 4 ciambelle, “all’ingrasso” come diceva lei e mi fece fare una colazione “all’italiana” mi disse;lei aveva una particolare passione per il Bel Paese,era stata parecchie volte in Italia e parlava la lingua molto bene e mi raccontava sempre della grande differenza che intercorre tra le nostre abitudini e le loro.
Dopo la folle italiana colazione ci precipitammo in centro tra i grandi viali costellati di negozi e centri commerciali,credo che chi ci vide ci prese davvero per due matte.
Arrivò l’ora di pranzo e mi disse:
“Tesoro sono già le 12,non hai fame?”
“A dire il vero un languorino ce l’avrei..”
“Torniamo a casa allora,pranziamo e magari poi ci allunghiamo un attimo al parco a vedere se c’è quel signore però amore tieni in chiaro una cosa,vengo io con te,non ti lascio con gli estranei e poi gironzolando per Encino,che ne sai,potrei imbattermi nel Re!”
“Il re?” pensai. Ma zia era fatta così,prima o poi mi avrebbe detto chi era il “re”.
Anche il pranzo rigorosamente italiano con tanto di tovaglioli tricolore e mentre osservavo attentamente il mio tovagliolo-bandiera la zia mi chiese:
“Ci verresti in Italia con me?”
“In Italia?”
“Si tesoro,è stupenda. La prima volta che ci andai mamma aspettava te e appena atterrai percepivo qualcosa di strano,magico,non era l’aria di casa ma era comunque splendida e mi promisi che ci avrei portato anche la mia piccolina che come quell’aria sarebbe stata splendida. Non vedevo l’ora che tu nascessi sai amore quindi ora che sei qui voglio condividere tutto con te.”
“Grazie zia,magari potremmo andare noi tre.”
“Noi tre chi?”
“Io,te e Kira.”
“Hahaha,che carina che sei. No tesoro,non ci farebbero mai portare Kira in aereo.”
Kira era il cane di mia zia che come si può intuire,anche lei italiana.
Verso le 5.00 uscimmo di casa,destinazione: Encino.
Mentre la zia si accostava al piccolo parco notai subito che il signore dell’altro giorno era li,appoggiato all’altalena,credo che in quel momento abbia sorriso come mai avevo fatto. Non aspettai nemmeno che la zia spegnesse la macchina che scesi e lasciando la portiera aperta mi diressi verso di lui correndo.
“Hey hey!”
“Ciao piccola” mi disse dolcemente sorridendo,si accovacciò di fronte a me per starmi di fronte e esordì dicendo “L’altra volta ti incontrata che piangevi e ora sorridi,sono contento,molto. Non ti ho chiesto nemmeno il tuo nome”
“Io sono Allyson,tu?”
“Il mio nome è Michael ma tu puoi chiamarmi Mike” facendo l’occhiolino.
Voltammo contemporaneamente il viso alla nostra destra perché c’era zia che litigava con l’erbetta che le si incastrava alle scarpe e gliele aveva tutte macchiate. Mike si alzò e dirigendosi verso zia esclamò “Serve una mano?”
La zia rimase impalata con una gamba mezza sospesa in aria e con occhi sgranati accadde ciò che ora che sono cresciuta credo sia stata la cosa più ovvia..
“T-tu c-cioè tu saresti..oh mamma”
E bam,à Dieu alla zia,eh si,svenì. Mike fece un sorrisetto e biascicò qualcosa come “Lo sapevo..” e quasi divertito la sollevò leggermente e chiamò il suo autista.
“Allyson vieni qui,è la tua mamma?”
“No,lei è zia Sandra.”
“Ok tesoro. Ora a casa mia dobbiamo andarci per forza,non credo che la riesumiamo senza nemmeno un po’ d’acqua” disse divertito. A dire il vero non mi preoccupai per zia,non so perché,se fossi stata sola magari si ma c’era lui li e mi dava sicurezza,tanta sicurezza.
Arrivò una macchina nera dove salimmo tutti e tre o meglio dove salimmo tutti e due e ciò che era rimasto del terzo individuo.
Dissi a Michael:
“Ma tu sei un cantante?”
“Diciamo che mi piace passeggiare sulla Luna”
“Cosa?”
“Si piccola,sono un cantante e forse è per questo che zia è svenuta.”
“Perché canti?”
“Esatto,forse lei è una mia..come dire,fan?”
“A me ieri è sembrato di vedere un ragazzo su un suo cd che ti somigliava molto ma aveva l’aria da cattivo,tu non sei cattivo,non so..eri tu?”
“Può darsi” sussurrò ridendo di nuovo come prima.
Arrivammo davanti un cancello enorme,sembrava un castello di quelli che ti immagini quando ti leggono una fiaba,strepitoso,un paradiso.
“Benvenuta a Neverland,Allyson. Questa è casa mia.”
“È bellissima”
“Ti piace? Beh,qui puoi venire quando vuoi anzi,ti faccio fare un giro,però prima dobbiamo svegliare zia Sandra.”
Salimmo le scale dell’ingresso,Michael aveva la zia in braccio,una volta entrati salimmo di nuovo un’altra rampa di scale e arrivammo in salotto,Michael poggiò la zia sul divano e chiese ad una signora che supposi fosse la cameriera,un bicchiere d’acqua.
“Sandra,Sandra. È da un po’ che dormi,hey?” dandole delle piccole pacche sulle guancie.
Zia aprì gli occhi stordita e disse:
“Ma cosa è successo? Oddio stavolta è grave,vedo Michael Jackson!”
“Sandra..io non vorrei farti svenire di nuovo cara ma io sono Michael Jackson. Penso che Allyson ti abbia parlato del signore del parco,beh ero io…”
“Ecco,adesso sa pure come mi chiamo”
Fu inevitabile non ridere e sia io che Mike iniziammo a ridere.
“Ma fammi capire..io sono a Neverland,l’altro giorno hai parlato con mia nipote e ovviamente tu sei Michael Jackson”
“Proprio così”
“Sono anni che sogno questo momento,cioè che sogno di incontrarti ma ora che sei di fronte a me sento solo che potrei svenire di nuovo. Sono mortificata per essere caduta come una pera cotta prima però..oddio ho caldo,svengo di nuovo.”
“Sandra calmati,non preoccuparti,ho visto di peggio tranquilla” esclamò Michael sorridendo.
A quel punto con spontaneità mi avvicinai a zia dicendole.
“Zia,lui è solo un umano. Piace molto anche a me da quando mi hai fatto sentire la sua musica ma in fin dei conti ti ha portata qui con una comune macchina e sei seduta su un semplice divano con accanto una persona che,anche se sta su una copertina di un cd,parla,respira e cammina; è un umano zia. È una persona come te,come me..”
“Capisci perché amo i bambini?” chiese Michael rivolgendosi alla zia e lei finalmente tranquilla e sorridente disse a Michael
“Si e capirai anche quanto questa piccola ha da offrire..sei un umano signor Jackson,qualcuno ha mai pensato di rivolgersi a te per tale?”
“Non credo di ricordarlo. Non credo che qualcuno ci abbia mai pensato davvero.”
A presto con il prossimo!
Baci,
Jeane.
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4° Capitolo
“Tra le righe”
Zia si alzò mezza stordita dal divano,non aveva un’aria rassicurante,dopo aver visto cosa le provocava Michael la mia idea di super donna decadde,anche lei aveva i suoi punti un po’ debolucci. Tutti ne hanno.
Michael mi guardò e disse:
“Allyson,ti va di andare sulle giostre? Te l’avevo promesso ricordi?”
“Si Michael,se non ti crea disturbo mi piacerebbe”
“Ma quant’è educata questa bambina Sandra..posso chiamarti Sandra vero?”
S: “Dopo avermi portata di peso qui su credo che ti sia concesso tutto oramai! Lo sarebbe comunque eh non fraintendermi..”
”Chissà perché mi aspettavo questa risposta!” esclamò Michael ridendo.”Dai Allyson andiamo,la zia Sandra ci onora della sua presenza?”
“Certamente”
Mentre ci dirigevamo verso l’esterno io camminavo a pochi passi da loro e loro si intrattenevano conversando;
“Sono cresciuta con la tua musica e sembra così inverosimile vederti qui ora,ora penserai che io sia tua fan..in un certo senso si ma non ho mai sentito di amare solo la tua musica o le tue mossette sexy,conosco ragazze che salterebbero sui tuoi poster pur di avere l’illusione di averti tra le mani..io invece...ti ho sempre in un certo senso,desiderato come parte della famiglia. Non so se mi spiego..ti vorrei come fratello o per lo meno vorrei un fratello che sia come te. Ho sempre amato il tuo semplice amore per le cose semplici e il mio interesse per te è sovrastante ad una semplice eccitazione mentre guardo un tuo video..che poi non l’ho nemmeno mai provata.
Credo che le persone amino di te solo quello che vedono e non quello che sei tu realmente..quello che sei tra le righe. Tu sei un ballerino strepitoso,il migliore del mondo,un cantante straordinario,ma questo tutti lo sanno,lo sai anche tu e non penso che le persone che dicono di “amarti” solo per queste due cose sarebbero in grado di amarti davvero.”
Mi voltai e Michael era rimasto fermo sul secondo scalino che fissava la zia e lei accorgendosi di non averlo di fianco si voltò:
“Lo sapevo..parlo troppo”
“No no..non sento spesso questi discorsi,le parole della gente sono tutte del tipo “ti amo,sei la mia vita..” cose così,anche loro sono la mia vita e io li amo più di quanto loro amino me ma non mi sarei mai aspettato parole come le tue..non mi sarei mai permesso di aspettarmi qualcosa in più rispetto a ciò che già mi danno,tutto qui.”
Mentre si guardavano (zia guardava Michael scendere le scale che li dividevano) io mi voltai e proseguii.
Michael mi chiamò.
“Allyson! Aspetta non uscire,qui è grande non vorrei che ti perdessi,vieni piccola,sta vicino a noi.”
“ok”
“Sai che ho dei cucciolotti di cane? Mamma e papà te ne farebbero prendere uno?”
“Io non ce l’ho più un papà”
Michael si fermò,abbassò gli occhi verso di me,si chinò lentamente e mi prese in braccio,notai che aveva gli occhi lucidi,mi mise una mano dietro la testa e mi avvicinò alla sua spalla,che profumo dolce il suo..era quello di papà.
Ricordo che non fu in grado di dire una parola e ora capisco il motivo,Michael era troppo sensibile per rimanere impassibile a certe cose.
Zia Sandra e Michael mi hanno insegnato tanto nella vita e ciò che io sono ora non è altro che il puzzle che ho costruito con i loro insegnamenti. La cosa più importante che la zia mi ha insegnato è il saper vedere cosa c’è oltre..a leggere tra le righe…è una cosa che faccio sempre. Una lacrima non è una lacrima e basta,un sorriso non è solo una tensione dei muscoli facciali,siamo molto di più che un nome scritto all’anagrafe.
Arrivammo davanti la ruota panoramica,mi poggiò a terra e mi disse:
“Ai cagnolini pensiamo dopo,ora facciamo un giro qui.”
Salimmo io e lui e la zia dietro di noi,un tecnico avviò la giostra e Michael mi chiese come si chiamava il mio papà.
“Si chiama Nick. L’ultima cosa che mi ha detto lui è stata la prima cosa che mi hai detto tu per questo ti voglio bene,mi hai detto la stessa cosa che mi disse una persona che mi voleva bene.”
Che mente contorta i bambini,anche se fui io stessa a dirlo,ad oggi non capisco il senso di quella frase so solo che Michael mi voleva bene e io di più.
“Anche io ti voglio bene”
Mentre la giostra girava Michael canticchiava la canzone che mi cantò la prima volta che lo incontrai e in seguito scoprii che si chiamava “Smile”.
Il giro terminò e la scena era al quanto divertente dato che Michael scendendo aveva inciampato allo scalino della giostra e si era sporcato una scarpa quindi era chino nell’intento di dargli una pulita e zia Sandra ne scese praticamente senza guardare dove metteva i piedi perché era impegnata con l’amore della sua vita ossia il cellulare,cosa succede quando un accanito pulitore di mocassini e una fanatica del cellulare si scontrano perché non guardano dove mettono i piedi? Ecco,lo sanno tutti,capitombolo collettivo.
Caddero,si guardarono e scoppiarono a ridere come due matti e io con loro,quel giorno risi proprio un sacco devo ammetterlo.
Si rialzarono e Michael scuoteva la testa e rideva con lo sguardo verso il basso e zia Sandra aveva la mano sulla bocca con sotto un enorme sorriso.
Con la mia solita spontaneità che nemmeno con il tempo è andata via chiesi:
“Zia,ti attira il pavimento oggi?”
Di nuovo tutti a ridere;
“No,cade nella speranza che la raccolga” disse Michael.
Zia non parlò e come risposta continuò a ridere sotto i baffi.
Fu uno dei giorni più belli della mia vita,non perché incontrai Michael Jackson che per me era semplicemente Mike,ma perché passai un giorno normale con zia,con il mio angelo e con la serenità con la quale una bambina di pochi anni dovrebbe affrontare le sue giornate. Non avevo bisogno che di normalità,di una normale giornata con chi mi amasse davvero.
Alla prossima :*
Jeane
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